In Italia, quando una persona muore, la Legge prevede che il corpo possa essere seppellito, tumulato oppure cremato. In altri Paesi le opzioni sono più numerose e riguardano sia le tecniche tradizionali di sepoltura, come quella senza bara direttamente nella terra, sia le nuove tecnologie nel campo funerario. Tra queste c’è il metodo dell’idrolisi alcalina: proposta come un’alternativa alla cremazione, più sostenibile a livello ambientale, è chiamata “biocremazione”, “cremazione verde” o anche “cremazione con l’acqua”, e viene svolta non bruciando il corpo ma sottoponendolo a un trattamento fisico e chimico a base di acqua e idrossido di potassio che ne scioglie organi e tessuti e successivamente polverizza le ossa. Tale sistema è già impiegato in 14 Stati americani così come in tre province canadesi.
A spiegare come funziona nel dettaglio questo delicato processo è un gruppo di giornalisti della BBC in un lungo reportage sulla visita al Bradshaw Celebration of Life Center (“Centro Bradshaw per la Celebrazione della Vita”, nella foto), in Minnesota, una delle quattordici strutture al mondo per il trattamento delle salme mediante idrolisi alcalina.
Fondamentalmente il procedimento dura tra le tre e le cinque ore (un po’ di più rispetto alla cremazione quindi, che richiede generalmente una sola ora) e ciò che si ottiene è da un lato un liquido trasparente, che viene eliminato attraverso uno scarico, dall’altro le ossa, che vengono nuovamente sottoposte a una procedura di asciugatura per poi essere polverizzate e consegnate ai famigliari all’interno di un’urna.
Ma i vantaggi concreti quali sono? A parte il risparmio di spazio nei cimiteri (cosa che è favorita anche dalla cremazione), per l’idrolisi alcalina serve una quantità di energia minore di quella necessaria per le cremazioni, e si inquina meno il suolo rispetto a quanto si fa seppellendo i cadaveri. Secondo due studi della ricercatrice olandese Elisabeth Keijzer, realizzati nel 2011 e nel 2014, l’idrolisi alcalina sarebbe il metodo di trattamento dei corpi dei morti più sostenibile a livello ambientale.
Detto ciò, prima di assistere alla diffusione di questo metodo innovativo dovremo aspettare un bel po’. Così come ci sono voluti anni perché la cremazione diventasse legale – fino al 1963 era proibita dalla Chiesa Cattolica – così probabilmente ci vorrà del tempo perché questa pratica si diffonda nel mondo e venga legalizzata.